giovedì 9 settembre 2010

Fenomenologia del Porno Moderno #1: Porno Iraq (2/2)

DMD



... Continua da Porno Iraq (1/2)




Poi c’è la vicenda delle porno-soldatesse. Ragazze delle forze armate impiegate in Iraq che scattano foto osé. Immagini che finiscono in un sito porno frequentato da circa 31.000 utenti. Un terzo, dice l’amministratore del sito, soldati. Porno militare.

 








































Soldatesse. Loro che sono tra le protagoniste in tutta la vicenda. Proprio come in qualsiasi altro film porno. Soldatesse che divengono oggetto del desiderio. Il loro sadismo. Il loro appeal spiccatamente yankee. Le loro facce, i loro corpi, le loro vagine rasate, curate, come attrici porno,
anche in teatro di guerra. Quelle soldatesse lì che i sondaggi e le foto cliccate in internet rivelano essere oggetti del desiderio del maschio medio americano. Quelle soldatesse che gli uomini vorrebbero vedere nel paginone centrale di Playboy, o in un bel porno girato come si deve. Per questo Pentagono ed Intelligence hanno il loro bel da fare nel censurare le foto e i video sul web. Di blog in blog. E su YouPorn. Poiché il porno è divenuto un valore democratico, onnipresente, tentacolare. Per questo è difficile cancellare il desiderio, estirpare con fare coatto l’erotismo deviato, scorretto e così seducente di quelle soldatesse un po’ troie o solo semplicemente donne. Donne, che al contrario di quelle che sono rimaste in America, sono state spedite al fronte. Tette comprese.








































Ma non è finita qui. Il porno in Iraq è un business. Solo che i soldi questa volta non c’entrano. Parliamo di un qualcosa di più primitivo ed essenziale. Baratto. E di porno militare. Come mai quel sito era visitato da così tanti militari?
In Full Metal Jacket (1987), il protagonista incontra un reparto americano in Vietnam. I suoi compagni si portano dietro un cadavere-fantoccio, un trofeo che amano ostentare come una mascotte. Manco a dirlo si tratta di un vietcong ammazzato. Quando si dice la genia di un autore. Kubrick aveva anticipato i tempi, avvertendoci di come l’uomo, unico animale pornografo in natura, possieda l’innata capacità di rendere qualsiasi orrore, anche il più intollerabile, ordinario. O persino eccitante.
Il sito si chiamava Nowthatsfuckedup (ora bannato dal web). Era strutturato come un grande forum nel quale potersi scambiare materiale amatoriale. Gonzo porn e molto altro. Foto e video di presunte mogli o fidanzate, per esempio. Roba da voyeurs. C’erano due modi per accedere al sito: pagare, oppure inviare materiale interessante. Per i militari esisteva un'offerta speciale. Nella home page del sito compariva questo messaggio: «Se sei un soldato americano di stanza in Iraq, Afghanistan, o un altro teatro di guerra e vorresti accesso libero al sito, puoi pubblicare le foto che tu e i tuoi compagni avete fatto durante il vostro servizio».
I militari potevano pubblicare il loro materiale in due sezioni apposite. Una dedicata alla vita di campo, tra umorismo bellico, goliardia e nonnismo... 
































... l’altra sezione era dedicata ai teatri di guerra. Stiamo parlando di foto di cadaveri, membra umane, vittime fatte saltare in aria. Una galleria di orrori tra frattaglie e salme incenerite o spappolate. Alle foto denominate con titoli sarcastici del tipo “Iracheno arrostito”, “Yummy yummy”, “Indovina che pezzo è questo”, venivano accompagnati commenti dello stesso registro misti a slogan militareschi o razzisti (“l’unico iracheno buono è l’iracheno morto”, “adesso se la sta godendo con 72 vergini, pensa se sono tutte ciccione”, eccetera). Orrore in cambio di porno. Viscere esposte per tette siliconate. 




Beware, explicit content.


(next pics are fucking shocking)





(non continuare se hai lo stomaco debole) 


















































Chris Wilson, creatore del sito, fu costretto a chiudere baracca quando la polizia cominciò ad interessarsi a lui. Se la cavò con 151.000 dollari di cauzione.
La Fenomenologia del porno moderno ci dice che la pornografia può essere analizzata su più livelli, tanto da fungere come misuratore della realtà, cartina tornasole dell’uomo e del proprio habitat. Allora occorre dire che il porno in Iraq ha compiuto una seconda invasione. Non solo quello clandestino, gonzo, sadico, prodotto e consumato dall’esercito all’interno delle proprie segrete, multimediali e non, ma anche porno canonico. Porno commerciale. L’abbiamo esportato. Ed ora l’Iraq consuma.




























Secondo Associated Press la reperibilità di materiale hard rappresenta l’evoluzione della situazione politica e militare in Iraq, dalla cattura di Saddam al caos della guerra civile.
Nei paesi mediorientali la pornografia è illegale, ad eccezione di Turchia ed Israele. Ma in Iraq, dall’invasione americana del 2003, nelle bancarelle per le strade di Bagdad sono iniziate a circolare riviste e dvd pornografici. Materiale illegale ma venduto e scambiato alla luce del sole. Un qualcosa di impensabile qualche mese prima.
In seguito alla deposizione di Saddam anche locali notturni e night club ebbero il loro periodo di fervore. Poi con l’acuirsi degli attentati e la presa del controllo di diverse zone da parte delle milizie sciite il porno ritornò ad essere clandestino, scomparve, per poi ritornare in auge nel 2007, con l’arrivo di nuove truppe dell’esercito americano e l’amministrazione di Nouri al-Maliki.
Se il porno è quindi un valore democratico, un bene di consumo, un prodotto della nostra civiltà, allora la storia sta dando ragione a George W. Bush. Esportare l’Occidente è possibile.




pretty fake...






























P.S. per maggiori informazioni inerenti al caso del sito che ha barattato del porno con foto di guerra si legga Fucked Up di Gianluigi Ricuperati, un libro che si è occupato del fenomeno.



DMD




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