giovedì 29 luglio 2010

Cadaveri di plastica - Prima Parte 1/2

Cultura della visibilità. Significa: «mi vedi, quindi sono». Che prescinde il: «mostro, quindi valgo». Da qui l’imperativo dell’apparire. In termini iconografici la nostra è un’età che mira allo svelamento di sé, anche se non del Sé. Un mettersi in mostra che prescinde dai contenuti. Ecco perché alle volte il corpo è ritenuto o quantomeno interpretato come involucro. O mezzo. Che sono imprescindibili per la consacrazione. Il piatto forte, la colonna portante. Se l’iperbole dell’esposizione supera persino la nudità, la pornografia, si giunge sistematicamente all’anatomia, la scarnificazione, la realtà biologica di un corpo senza nome, identità, luogo. Una mera macchina. Questo per quanto riguarda il cosa, l’oggetto. Il quando, il tempo, rappresenta un limite difficile da violare. Giunge la morte e fine dei giochi. O forse no. È questo il punto.
Quando muori sostituiscono i liquidi che compongono il tuo corpo con polimeri di silicone. Si chiama plastinazione. Gunther Von Hagens, il Dottor Morte, dice che «plastinizzare un cadavere significa secolarizzare la propria sepoltura e attenuare l'angoscia di perdere la vita, attraverso la possibilità di estendere la propria esistenza fisica dopo la morte». Questo secondo un imperativo antropologico. Ma Von Hagens forse ignora una cosa: il fatto artistico e l’esibizione del corpo. Ancora una volta la cultura della visibilità. Della tua salma ne faranno una bambola, esposta in musei, ritratta nei cataloghi. Lo dicevo, la cultura della visibilità, appunto.
Von Hagens, classe ’45. Nasce nella Germania dell’Est. Conia la categoria Anatomia Estetica. Una dicitura che tradisce un’ingenuità calcolata. «Le mie creazioni sono dirette ai profani. Io lavoro per loro, non per gli esperti. Ecco perché le mie definizioni sono destinate alla concezione che i non addetti ai lavori hanno dell’estetica, per i quali “estetico” significa qualcosa di bello, di piacevole. Estetico come opposto al brutto». I cadaveri di plastica di Von Hagens non sono brutti. Scuoiati, sgrassati, puliti appaiono come dei perfetti manichini. Solo che sono veri. Secondo Von Hagens questi cadaveri, tramite la plastinazione, acquisiscono “carisma”. Vale a dire lo statuto di opera d’arte. La consacrazione dell’apparire. O forse stiamo parlando prettamente di arte?
Cultura della visibilità. Von Hagens, istrionico scienziato, non ne è esente. Dice di sé: «Sono un inventore e uno scienziato con un interesse per l’arte». Ma il Dottor Morte è innanzitutto un anatomopatologo e un professore di anatomia. «Un buon insegnante di anatomia è anche un attore, uno showman». Diventa famoso per aver eseguito un’autopsia in diretta tv. Poi inventa la plastinazione. Lady Gaga reclama qualcuno dei suoi cadaveri per le sue esibizioni. Girano una scena di 007 Casinò Royale all’interno di una di queste mostre. I cadaveri plastinizzati fanno il giro del mondo. Esposti tra le pose più disparate. Ritratti a guisa di celebri opere d’arte. O intenti a compulare tra di loro. Corpi interi o membra. Oppure organi umani solisti. O ancora donne gravide sezionate, feti compresi. 30 milioni di visitatori. 3.600 in lista per donare il proprio corpo. Cifra che cresce in media di 5 al giorno. Visiti la mostra. In conclusione ti porgono i moduli per la donazione. Il visitatore è chiamato a partecipare in prima persona. Mostrati e varrai, farai parte di tutto ciò che hai visto e condiviso. E così come gli altri prima di te, ed altri ancora dopo di te. Quasi un rito collettivo. Quello stesso visitatore chiamato ad estendersi oltre il tempo che non sarà più suo e che nel frattempo ha scattato foto ricordo assieme ad esseri della propria specie morti.
Cultura della visibilità, dicevo. E Memento Mori.

... continua qui.

DMD

Nessun commento:

Posta un commento